Nadal e i suoi tic, roba da Neurologo
domenica
6 SetNadal e i suoi tic, roba da Neurologo
Cosa c’è dietro i tic di Rafael Nadal? Nel corso degli anni sono diventati famosi, per capirli meglio abbiamo intervistato un neurologo di chiara fama, il Prof. Giuseppe Amadio Amabile, che li ritiene un “discorso di tipo psicogeno”
Tennis. Rafael Nadal passerà alla storia come uno dei più grandi tennisti di sempre, ma senza dubbio porterà con sé anche l’etichetta di tennista dagli innumerevoli tic. Da quel giorno dell’aprile del 2002, quando vinse il suo primo match in un torneo Atp, il mondo ha piano piano cominciato a conoscere ed a imparare a memoria tutti i suoi movimenti prima del servizio o durante il cambio di campo.
La lista dei tic di Nadal è lunga ed è aumentata nel corso degli anni. Dal mettere in ordine maniacale le bottigliette durante il cambio campo a quelli famosissimi prima del servizio: la famosa “smutandata”, il tocco sulla spalla sinistra, poi quella destra, il naso, poi i capelli spostati dietro l’orecchio sinistro, di nuovo il naso e chiusura con i capelli dietro l’orecchio destro. Aggiungendoci, tra gli altri, nelle partite sulla terra, la meticolosa pulizia della riga. Un iter scientifico, sistematico, che ha suscitato non poca curiosità nel corso degli anni e anche un po’ d’ilarità in chi magari non è tifoso dello spagnolo.
Nell’ultima finale dell’anno, quella persa con Novak Djokovic nell’Atp World Tour Finals di Londra, i famosi tic non l’hanno accompagnato a vincere il titolo di Maestro dei Maestri, unico suggello che ancora manca alla sua carriera. È però interessante capire, dove possibile, se tutti i movimenti e i gesti dello spagnolo abbiano in qualche modo influito, insieme alle caratteristiche tecniche e fisiche, per vincere in questi anni. Per cercare quindi di capire meglio cosa c’è dietro il mondo dei tic di Rafa Nadal, abbiamo intervistato il Professor Giuseppe Amadio Amabile, esperto di Neurologia e docente di Neurologia I presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università La Sapienza di Roma.
D. Professore, prima di tutto, per capire di cosa parliamo, può rendere brevemente chiaro cosa s’intende per tic?
Prof. Amabile. I Tic sono delle contrazioni involontarie, però dobbiamo distinguere tra queste contrazioni quelle che possono essere per esempio delle scosse ripetute per una crisi epilettica parziale, da quelle che invece hanno una propria struttura, che è un movimento non una contrazione pura: ad esempio l’alzare la spalla o fare l’occhietto, oppure un tic più complesso, come toccarsi sempre una parte del corpo. Tra questi tic, tornando a quelli che hanno una sua struttura e un suo significato, ci sono quelli di tipo strettamente neurologico, che sono quindi una malattia, o quelli di tipo psicogeno, cioè indotti da una situazione psicologica. Specifico questo perché esiste la malattia dei tic, la sindrome di Tourette. Ci sono persone che sono continuamente animati da contrazioni particolari e non riescono a fermarsi, in questo caso c’è però una base genica. Quelli di tipo psicogeno, invece, insorgono in genere in situazioni tensive e tendono sempre a presentarsi nello stesso contesto e nello stesso modo. Sono, anche questi, legati a un eccesso di emotività, ma accanto a questo sistema esistono i cosiddetti cerimoniali. Ovvero quando c’è sempre la stessa manovra, ma che compare quando l’individuo deve fare certe cose, come a far si che quello che sta per venire avvenga nel modo migliore. Questo tipo di tic, o cerimoniale propiziatorio, può rientrare nell’ambito del cosiddetto disturbo ossessivo – compulsivo: io faccio quello perché così le cose andranno meglio, io starò meglio.
D. E il caso di Rafael Nadal quindi dove può essere inquadrato secondo Lei?
Prof. Amabile. Il caso Nadal rientra sicuramente nell’ambito del cerimoniale propiziatorio, che è quasi un pensiero magico, che poi è presente nel disturbo ossessivo – compulsivo. Che poi rientra nella famiglia di quelle persone, che ad esempio, nel giorno dell’esame si mettono la stessa camicia.
D. Quindi, nel caso specifico dello spagnolo, quello che è un suo particolare rituale ha un compito preciso o nasconde qualche patologia?
Prof. Amabile. Ecco, la parola giusta è rituale. Alcuni, infatti, usano la definizione cerimoniale propiziatorio o, appunto, rituale. Sulle patologie, non vogliamo psichiatrizzare il mondo, diciamo che ognuno di noi ha una sua personalità con dei tratti, e lui rientra nell’ambito delle persone meticolose, nell’ambito appunto ossessivo – compulsivo. Ovviamente tanto lo fa anche la superstizione. In Nadal, però, compiere tutta la sua famosa serie, dimostra che c’è una componente un po’ più sulle righe. È vero che anche tanti tennisti hanno una propria superstizione, come fare sempre tre palleggi invece che due prima di battere. Nel caso di Nadal però si è creata nel tempo una catena, una sequenza, e solo alla fine di tale sequenza raggiunge lo stato perfetto per controllare la situazione. Una piccola parentesi neurologica può spiegare meglio. Il sistema dei tic è controllato dalla dopamina, che è il trasmettitore che controlla anche l’umore. L’eccesso della dopamina sarebbe appunto la causa dei tic, si dice infatti che nei tic c’è un eccesso di funzione dopaminergica, senza per forza che ci debba essere la patologia, ma magari una semplice prevalenza di questa; la dopamina inoltre è anche quella che far star bene e che dà sicurezza.
D. Può essere un motivo in più per spiegare la forza di Nadal, soprattutto nei momenti chiave delle partite?
Prof. Amabile. Allora, potrebbe essersi creato un meccanismo autoimposto però biologico. Con quella sequenza si attiva un pochino il sistema dopaminergico, è come alzare un minimo l’acceleratore, che a quel punto dà sicurezza da una parte e, perché no, anche migliore capacità motoria. Però, senza arrivare ad affermare per certo che con quella sequenza lui attiva il sistema dopaminergico e lo sfrutta per giocare meglio (che potrebbe essere una cosa curiosa, da indagare e studiare), si può dire che la sua sequenza di riti propiziatori ha l’aspetto ripetitivo tipica dei tic, ed è legata al dare da una parte miglior controllo e dall’altra un aspetto positivo alla situazione. Naturalmente se non lo facesse ne sentirebbe la mancanza, per cui alla fine diventa anche un gioco obbligato da fare. Diciamo quindi che nel caso di Nadal non c’è una patologia o una malattia, c’è un discorso di tipo psicogeno che alla fine utilizza questi sistemi nell’ambito della ricerca di una regolazione. Probabilmente c’è un temperamento anche un po’ magico, essendo spagnolo (ride, ndr) basta guardare la Corrida dove c’è tutto un cerimoniale dove guai se non si fa tutto in un determinato modo.
D. Quindi a questo punto non diventa utile neanche provare a curare questi tic? E il fatto che negli anni siano aumentati può voler dire qualcosa?
Prof. Amabile. Se non disturbano, se non interferiscono nella vita e, nel nostro caso, nel gioco non c’è bisogno. Per quanto riguarda il fatto che siano aumentati rientra sempre nel discorso del pensare che le cose vanno meglio solo se fatte in un certo modo. Si riallaccia al discorso della ritualità e anche della superstizione, che in alcuni casi si svincola della razionalità per diventare un meccanismo automatico e propiziatorio. Nel caso di Nadal se questa ritualità non diventa talmente invadente dal disturbare la finalità dell’azione, diventa sicuramente favorente, propiziatoria e utile, anche se magari un po’ curiosa. C’è poi forse un po’ di teatralità ma non la vedo come una vera costruzione teatrale, lo fa, secondo me, perché gli viene e lo sa sfruttare.
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